venerdì 19 agosto 2011

LA MIA FIRENZE: STORIA, PASSIONE...E OLTRARNO

E’ fin troppo facile, in una città come Firenze, dare indicazioni su monumenti da visitare e percorsi storico-culturali da intraprendere. Per essere meno banale, ho deciso di tuffarmi nel ruolo di turista in patria proponendo, in primo luogo a me stesso, un paio di itinerari nella zona meno toccata dai visitatori “mordi e fuggi” (Oltrarno) che, se si escludono le aree di Pitti e Santo Spirito, è quella meno ricca di poli artistici e museali, pur conservando intatto il cuore popolare, romantico, decadente della città; quasi uscito da un vecchio libro o una pellicola in bianco e nero.
A fianco di Oltrarno, più che un percorso vero e proprio della Firenze classica, mi sono permesso di segnalare monumenti meno gettonati e curiosità acquisite in anni di cittadinanza attiva.

1° PERCORSO: San Niccolò-Forte Belvedere-piazzale Michelangelo
L’Oltrarno che io preferisco ruota tutto intorno al rione di San Niccolò ed è qui che vi invito a trascorrere una mezza giornata, in romantiche passeggiate lungo le silenziose, verdi e lastricate strade (o scalinate) che da dirimpetto l’Arno si inerpicano fino al Forte e alla collina del Piazzale che, anche se non sembra, si distende sornione a un tiro di schioppo sopra il quartiere.
Per godere in toto il fascino di San Niccolò, prendetevela larga ed iniziate la vostra passeggiata da lungarno Cellini, magari nel primo pomeriggio, quando il sole splende in alto davanti a voi. La prima tappa è subito alla pescaia sull’Arno, già punto di partenza di antichi  (e speriamo futuri) percorsi sotto il letto del fiume con collegamento all’opposto lungarno della Zecca Vecchia. Qui, dopo un’eventuale sosta rinfrescante al chioschino, meta anche notturna per economiche bevute in compagnia, attraversando la strada vi trovate quasi di fronte il Museo Siviero, ex ministro che ha trascorso il resto della vita a recuperare opere trafugate in Italia dai tedeschi in fuga. In catalogo reperti etruschi e romani, antiche armi, mobilio d’antan, sculture e quadri d’arte moderna (De Chirico, Fattori, Annigoni). 
Da piazza Poggi (dedicata all’architetto che nell’800 ha cambiato, nel bene o nel male, il volto della città), con la sontuosa porta San Niccolò, entrate nel cuore dell’omonima strada. Tra una bottega artigiana, palazzi rinascimentali ed ottimi spazi ristoro (in particolare le piccole enoteche o “vinaini” all’angolo con via San Miniato e oltreporta), buttate un occhio all’antica chiesa di San Niccolò (la cui antica cripta è curiosamente visitabile solo dall’adiacente enoteca) e proseguite lungo la nostra via. Se la vostra è una passeggiata domenicale, non disdegnate una visita al Giardino dei Vegni (al civico 89/A), piccolo parco semisegreto risalente al XIII secolo e attualmente curato da volontari.
Proseguendo il cammino, incrociate piazza de’ Mozzi, dove consiglio la visita a Museo Bardini, uno dei plessi meno conosciuti di Firenze ma di ottima fattura, istituito dall’antiquario locale più importante del 1800 in un ex convento del XIII secolo restaurato a palazzo dal gusto cinquecentesco. Il museo contiene opere di varia tipologia (quadri, sculture, armi, tappeti, etc.) e provenienza, con autori tutt’altro che minori come Donatello, Giambologna, Raffaello, Tiepolo. Sempre all’antiquario appartenevano l’omonimo palazzo dirimpetto e soprattutto la vicina Villa Bardini in via de’ Bardi, sede sia di prestigiose mostre di arte moderna (es. Annigoni) che di un meraviglioso giardino con piante rare ed un’incomparabile vista sul Piazzale, San Niccolò sottostante e la Firenze che fu.
Proseguendo proprio su via de’ Bardi, consiglio la piccola salita di Costa Scarpuccia (nell’antica città le “coste” erano, per l’appunto, le strade in salita), la stretta ma verde via del Canneto e nuovamente la silenziosa Costa San Giorgio, con l’omonima chiesa medievale (rimodernata nel ‘700 dal Foggini ed oggi Chiesa Ortodossa Rumena), la casa di Galileo (al civico 19) da cui faceva le sue osservazioni, gli altri ingressi di Villa Bardini e Boboli ed infine porta San Giorgio con l’adiacente Forte Belvedere, costruito a fine ‘500 per i Medici da Bernardo Buontalenti e ultimissima tappa difensiva del corridoio Vasariano che univa Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti.
La nostra meta conclusiva è, come promesso, Piazzale Michelangelo. Armatevi quindi di entusiasmo e pazienza e dal Forte scendete lungo via Belvedere godendovi le antiche mura. Una volta giunti a porta San Miniato, serrate a destra destinazione via dell’Erta Canina, l’unica strada fiorentina – a mia modesta conoscenza – a dividersi in due rami: il primo termina nel grazioso giardino della Carraia, il secondo s’inerpica, alternando asfalto, lastricato e verdi scalinate, fino a viale Galileo, lasciandovi in bocca un dolceamaro sapore andaluso. Se siete “alla frutta” dedicatevi ad un lungo ristoro sulla splendida terrazza panoramica, fatta costruire sempre da Giuseppe Poggi nel 1865, anno di Firenze capitale, prima di iniziare la visita delle due splendide chiese medievali San Salvatore e San Miniato al Monte. Se godete invece ancora di buona forma, recatevi subito alle suddette basiliche (ed ovviamente al Piazzale) lasciandovi cullare dal silenzioso e splendido giardino all’italiana di via Giramonte, con accesso da Passo dell’Erta. Per tornare nuovamente a San Niccolò scendere attraverso le Rampe e, se vi trovate nel periodo tra 1° maggio al 15 giugno, non mancate assolutamente di fervarvi al Giardino delle Rose: ben 1000 qualità di rose diverse nel loro periodo della massima fioritura!

2° PERCORSO: San Frediano-Santo Spirito
Se San Niccolò è l’Oltrarno più aristocratico, i rioni di San Frediano e Santo Spirito ne rappresentano il lato più popolare, decadente,  con viuzze silenziose, case scrostate con panni appesi ed un forte misto di odori culinari e bohemien che non lascia indifferenti.
Provenendo da Ponte Vecchio e dribblando il caos organizzato e uptown di via Guicciardini (trovate comunque il tempo per visitare la Chiesa di Santa Felicita nell’omonima piazzetta – dove nel XIII secolo ebbe luogo un cruento scontro fra Cattolici ed eretici Patarini che una colonna ricorda: – una chicca di origine romanica con opere di Pontormo, Bronzino, Lippi, Della Robbia), sterzate subito in borgo San Jacopo. Qui, dopo l’immancabile (e obbligatoria, soprattutto di notte) foto turistica sotto l’arco dell’Hotel Lungarno, con romantico sfondo Ponte Vecchio, ed uno sguardo alle numerose case torri ancora presenti (Belfredelli, Rammaglianti, Barbadori, etc.), imboccate la silenziosa via Toscanella fino a giungere alla splendida piazza della Passera. Piccolo volatile o antico postribolo che fosse (la leggenda sull’origine del nome si è protratta, infatti, fino a noi con questa duplice origine), lascia sempre a bocca aperta affacciarvisi per un gelato artigianale, un bicchiere di vino in relax o per le botteghe di fabbri e intagliatori che si aprono lungo le vie di fuga. Proseguendo lungo via Toscanella, non dimenticate, sulla sinistra, di visitare il quattrocentesco palazzo Pitti – già sede dei governi dei Medici, Lorena, Savoia – con all’interno le sontuose Galleria d’Arte Moderna, Galleria Palatina e naturalmente il giardino di Boboli: ben 28 ettari di verde, il più grande giardino all’italiana di tutto lo stivale, progettato dal Tribolo e proseguito da Ammannati e Buontalenti per la gioia dei vari padroni di casa.
Da piazza San Felice, con al centro la colonna fatta erigere da Cosimo I dopo la definitiva vittoria su Siena nel 1554 e di fronte l’omonima splendida chiesa benedettina (restaurata nel ‘400 da Michelozzo), avete 3 possibilità: se via Maggio è un po’ la strada degli antiquari e dei palazzi rinascimentali, via Romana il suo esatto opposto, con piccole botteghe sostenibili, graziose chiesette medioevali ed il curioso Museo della Specola (anatomia e zoologia, il primo museo scientifico del genere in tutta Europa dal 1775), via Mazzetta (e proseguimenti) tagliano in due il rione unendo però in un sol colpo le due piazze principali (Santo Spirito e Carmine).
Il mio consiglio è dirigersi subito presso piazza Santo Spirito con la sua quattrocentesca chiesa ideata dal Brunelleschi. Non lasciatevi ingannare dall’apparenza di una facciata in stile quasi moderno; all’interno resterete estasiati dalle varie opere presenti (Lippi, Perugino, Rosso Fiorentino, etc.), dal chiostro dell’Ammannati e dalla sagrestia col crocifisso di Michelangelo. Accanto all’ingresso della basilica, il vecchio cenacolo con, sulla parete, un ormai consunto affresco dell’Orcagna. In questa piazza, meta notturna di pubblici variegati e tra loro indifferenti (turisti, studenti, fricchettoni in cerca d’autore) con riti e locali propri, potrete trovare quanto necessitate per un buon spuntino economico (Gustapanino), un aperitivo giovane (Pop Cafè), una birra “borghese” (Cabiria), senza dimenticare ristorante e osteria. A voi la scelta!
Dopo un giro tutto intorno alla basilica, ritornando su via S. Agostino è bello perdersi nelle silenziose e ombrose strade tra via della Chiesa, via delle Caldaie, via de’ Serragli e soprattutto via del Campuccio, col suo splendido Giardino Torrigiani. Ottocentesco esempio di giardino all’inglese, sette ettari, il più grande parco privato d’Europa all’interno di una cerchia muraria cittadina, era di proprietà di un marchese di fede massonica e per questo intriso di simboli esoterici.
Proseguendo sulla traversa via del Leone e svoltando a destra, vi ritrovate in piazza del Carmine con l’omonima chiesa contenente opere di Masaccio, Masolino, Filippino Lippi. Dalla “perla d’Oltrarno” (altra meta notturna con ristoranti e locali alla moda), imboccate borgo San Frediano e, dopo uno sguardo al caro fiume, continuate lungo via Santo Spirito con i suoi stupendi palazzi rinascimentali (Machiavelli, Vettori, Manetti, Frescobaldi, etc.). Così, tra un frizzo e un lazzo, siete quasi a fine itinerario in piazza Frescobaldi, con la seicentesca fontana del Ferrucci e soprattutto il “secondo ponte più bello di Firenze”, quello di Santa Trinita. Costruito nel ‘500 dall’Ammannati, distrutto nel 1944 dai tedeschi in fuga ma ricostruito subito dopo fedele all’originale, è l’avamposto migliore per struggersi davanti Ponte Vecchio, magari nel pomeriggio, con il sole alle spalle, o la notte, con la luna che si riflette sul lento incedere del fiume.
Ma bando alle ciance: riprendete borgo San Jacopo in senso opposto, con la sua piccola chiesa di origine romanica San Jacopo Soprarno (detta anche la chiesa “col culo in Arno”, vista l’abside che sporge direttamente dentro il fiume quando in piena!) e, una volta giunti nuovamente a Ponte Vecchio, vi trovate davanti la medievale Torre dei Mannelli. Notate che un suo lato è interamente “soffocato” dal giallo del Corridoio Vasariano? Ebbene, quando nel XVI secolo i Medici commissionarono il loro salvifico camminamento sopra le case fiorentine, furono abbattute le torri e abitazioni che ne ostacolavano il percorso. Solo la potente famiglia Mannelli si oppose, costringendo il Vasari a far passare la sua opera, sorretta quasi come un balcone coperto, tutta intorno alla propria torre. Dimenticavo: già che ci siete, un occhio a Ponte Vecchio…beh…datelo!

3° PERCORSO: la Firenze classica (e molto turistica)
In questo mio terzo capitolo, dovrei parlarvi dell’itinerario classico di ogni turista che voglia trascorrere un paio di giorni a Firenze. Vi confido però che la trovo una perdita di tempo, visto che il buon avventore che si rispetti è certamente munito di sua propria guida storica. Ho quindi deciso – dividendo il cuore del centro “di qua d’Arno” in 3 quadranti – di soffermarmi essenzialmente su quelle curiosità e monumenti che il turismo “mordi e fuggi” omette di visitare, anche perché tutti i libelli – mi perdoni Guccini – “han ben altro a cui pensare”!
Ma ricordatevi una cosa: nel centro di una città come Firenze qualsiasi cosa notiate, anche la più nuova, ha in realtà un’origine antica o una leggenda alle spalle, sia essa un edificio, una strada, un tabernacolo o addirittura una “bottega”. E allora, oltre a tenere presenti i miei consigli, datevi da fare: perdetevi e fatevi avvolgere da questa magica atmosfera!

·         Primo quadrante (via Panzani, SS. Annunziata, San Marco, via Nazionale)
Appena arrivati in stazione, quale strada percorrere per arrivare nel cuore del centro storico? Via Panzani, naturalmente. Ebbene, nel suo proseguimento di via Cerretani, il primo monumento che vi invito a visitare, sulla destra, è la splendida chiesa di Santa Maria Maggiore. Se notate la parete laterale esterna, trovate in alto una testa in pietra incastonata nella facciata. Detta la “Berta”, leggenda la indica a ricordo di una donna che, ridendo al passaggio di un condannato a morte, fu da esso maledetta e trasformata in pietra. 
Dopo un salto in due delle maggiori librerie fiorentine (Feltrinelli e Melbook), uno sguardo alla Torre dei Marignolli (angolo borgo San Lorenzo, nel punto in cui vi era una porta della prima cinta muraria) e l’immancabile visita a piazza Duomo, circumnavigate Santa Maria del Fiore e prendete via dei Servi fino a sbucare nella bellissima piazza SS. Annunziata. Affollata di giorno (soprattutto di studenti), solitaria e quasi abbandonata a clochard e bohemien di notte, questo gioiello – con al centro una statua di bronzo iniziata dal Giambologna e terminata da Pietro Tacca, così come la vicina fontana – propone edifici quali la splendida omonima chiesa (ricostruita nel ‘400 da Michelozzo con opere di Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Pontormo), il quattrocentesco brunelleschiano Ospedale degli Innocenti (con ancora intatta la ruota che serviva a depositare le culle con gli stessi) e il cinquecentesco ammannatiano Palazzo Budini Gattai col suo antico mistero. A qualsiasi ora del giorno e della notte, potrete notare una persiana aperta: leggenda vuole che nei secoli passati l’edificio fosse abitato da una nobildonna, morta di crepacuore trascorrendo mesi e anni a quella finestra, in attesa del ritorno del marito dalla guerra. Il suo fantasma sembrava non gradirne la chiusura completa così, per evitare dissapori con lo stesso, viene tenuta quotidianamente aperta con reciproca soddisfazione. Sul lato opposto della piazza, infine, il Museo Archeologico vi attende con i suoi splendidi reperti greci, egizi ed una delle maggiori collezioni etrusche al mondo.
Interessante anche la vicina piazza San Marco, non tanto dal punto di vista estetico quanto per la omonima chiesa ristrutturata nel ‘400 da Michelozzo (all’interno opere di Giambologna e Beato Angelico) e soprattutto l’adiacente Museo Nazionale di San Marcola migliore collezione al mondo di Beato Angelico e Fra Bartolomeo, insieme ad opere di altri importanti artisti che qui vissero. Affascinanti, al piano superiore, le celle dei frati, affrescate dallo stesso Angelico, tra cui quella di Girolamo Savonarola con relativi reperti. Dalla parte della piazza col porticato (con in alto le lunette del Della Robbia) si accede direttamente all’ingresso della Galleria dell’Accademia, contenente non solo il David di Michelangelo ma le migliori opere di artisti della scuola toscana dal XV al XIX secolo.
Per comodità, uscendo, potete imboccare via Cavour direzione Duomo, anche se non troverete cose di particolare interesse, salvo nel suo tratto conclusivo con Palazzo Medici e la cinquecentesca ammannatiana chiesa San Giovannino degli Scolopi, famosa soprattutto per l’adiacente convento dove, nel 1700, fu creato l’osservatorio meteorologico Ximeniano tuttora attivo.
Immancabile, a pochi metri, la visita a piazza San Lorenzo, con palazzi rinascimentali, la statua cinquecentesca bandinelliana del condottiero mediceo Giovanni dalle Bande Nere e soprattutto la splendida omonima basilica brunelleschiana (consacrata già nel IV secolo con opere di Donatello, Verrocchio, Ghirlandaio, Pontormo, etc.), con gli adiacenti Chiostro dei Canonici e Cappella dei Principi, altresì detta Cappelle Medicee, visto che fu commissionata dalla stessa famiglia per accogliere i resti dei vari granduchi. Un’opera maestosa (e modesta), tanto da dover accogliere anche il Santo Sepolcro! La piazza ospita inoltre il più caratteristico mercato fiorentino di gadget turistici e abbigliamento (anche usato). La zona che si estende in direzione via Nazionale, con le sue piccole e anguste strade, è ormai soprannominata la “casbah” di Firenze, con negozi acquistati da varie comunità etniche che ne hanno fatti sedi di kebab, supermarket e gadgets assortiti.
Per terminare il nostro percorso, dal retro delle Cappelle Medicee vi invito ad imboccare via Faenza, piccola strada pedonale ricca di spunti culturali e misteriosi, come un ristorante-atelier maghrebino, il Museo dell’oscuro Medioevo fiorentino, negozi di maschere di cera o di simboli esoterici e, infine, la piccola Chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini. Fondata nel 1206 e appartenente ai Cavalieri templari, fu lentamente abbandonata fino ad essere sconsacrata ed affidata all’adiacente scuola americana. Pare che dalla cripta si aprissero (e si aprano) una serie di cunicoli sotterranei che si perdevano sotto la città e oltre le mura.
Il nostro itinerario si conclude nella perpendicolare via Nazionale dove – oltre un discreto inquinamento e il celebre tabernacolo delle Fonticine, sopra una vasca nella quale gettano acqua sette piccole fontanelle – potrete trovare tutto quanto fa per voi per uno shopping economicamente sostenibile e non scontato: abbigliamento etnico, italiano no logo e “little logo”; negozi artigiani, kitsch e vintage (come un seminascosto store usato anni ’70-’80, all’angolo con la stazione, che ha pure un gemello nella vicina via Ginori).
----- Per mangiare senza essere spennati: per un pranzo veloce consiglio il vinaino-osteria in via Alfani ang. via dei Servi; per un pasto completo, le trattorie toscane in piazza del Mercato Centrale, molto frequentate anche da fiorentini. Particolare il già citato “Derb” di via Faenza.
----- Per apericene e cocktails: impedibile il “Kitsch” di via San Gallo, frequentato da giovani italiani e stranieri
----- Dopo cena: “Shot Cafè” (via Alfani) e “Astor Cafè” (piazza Duomo) sono molto consigliati anche per conoscere giovani straniere/i
---- Negozio storico: “Old England” (via Vecchietti) con prodotti alimentari (e non solo) d’essai really made in England

·         Secondo quadrante (via Calzaioli, piazza Signoria, via Verdi, via Ghibellina)
Questo itinerario tocca proprio il cuore antico della città, romano e medievale, perciò lascerò soprattutto alle vostre guide la corretta funzione didattica delle cose più importanti. Con piazza Duomo alle spalle, imboccate via Calzaiuoli e, dopo uno sguardo alla Torre degli Adimari, vi invito a perdervi – ora e a conclusione del nostro percorso – nelle varie strade che parallelamente confluiscono tutte su via del Proconsolo (via delle Oche, del Corso, Cimatori, Tavolini, Condotta).
Tra botteghe storiche (es. supermercato d’essai Pegna), piccole chiesette e palazzi rinascimentali, casetorri (Visdomini, Ghiberti, Cerchi, Donati, etc.), piazzette interne (da vedere assolutamente piazza Santa Elisabetta col Museo della Pagliazza, ceramiche antiche e moderne nell’omonima torre da molti indicata come il più antico edificio di Firenze) e perle nascoste, troverete anche la casa che fu di Dante (in fondo alla via omonima) che attualmente ospita un museo dedicato al sommo poeta. Sul retro, in via Santa Margherita (vi si accede anche da sotto un arco di via del Corso), vi è la chiesa di Santa Maria dei Cerchi, dove leggenda vuole che lo stesso avesse visto per la prima volta la sua Beatrice; per questo motivo è chiamata comunemente la “chiesa di Dante”. Una curiosità: in questo sacro edificio ha sede la Venerabile Compagnia dei Cuochi dedicata a San Pasquale Baylon, patrono universale degli stessi, al quale è attribuita l’invenzione dello zabaione che consigliava – pare – in confessionale alle donne insoddisfatte delle prestazioni amorose del proprio uomo (sic!).
Tornando su via Calzaiuoli, poco prima di arrivare in piazza Signoria, trovate uno di fronte all’altro la chiesa San Carlo dei Lombardi e Orsammichele. Lascerò alle vostre guide la spiegazione migliore di questi monumenti, così come di Palazzo Vecchio e degli Uffizi che vi invito a visitare non con percorso diretto ma accedendovi tramite un arco sulla sinistra di via Vacchereccia. Da qui, ad un tiro di schioppo, siete in via Lambertesca dove, all’angolo con via dei Georgofili, una lapide e un ulivo ricordano la terribile autobomba di mafia che nel 1992 uccise una decina di persone, tra cui bambini. Dopo l’obbligatorio ricordo, siete pronti a dedicare 2-3 ore allo splendido museo e – se avete prenotato – anche al Corridoio Vasariano.
Uscendo, circumnavigate Palazzo Vecchio e imboccate via de’ Neri, caratteristica strada popolare del centro storico fiorentino, con la secentesca Loggia del Grano, palazzi rinascimentali (Bagnesi, Soldani, etc.), resti di casetorri ormai inglobate in edifici moderni (Filipetri, Bagnesi) e tabernacoli. A fine strada vi troverete su uno slargo di via dei Benci, con di fronte la Torre degli Alberti e, a lato, il quattrocentesco palazzo che accoglie il Museo Horne. Lasciato alla città da un vecchio studioso d’arte di origine inglese, ospita oggetti di vita quotidiana medio-rinascimentali ed opere “minori” di artisti del calibro di Giotto, Simone Martini, etc.
Tenete ben presente questa strada anche per la movida notturna, con i suoi numerosi locali, ma intanto concentratevi ancora un po’ e, subito dopo averla imboccata in direzione Santa Croce, sterzate a sinistra sotto un arco, fino a giungere in piazza Peruzzi. Oltre ai vari palazzi, riuscite a seguire l’andamento un po’ ellittico degli spazi? Ebbene, lungo questo percorso ed il proseguimento di via dei Bontaccordi e via Tòrta (il nome la dice lunga!), era in epoca romana situato il vecchio anfiteatro costruito nel II secolo a.C..
E ora, senza quasi accorgervene, siete giunti in piazza Santa Croce e quasi alla fine del nostro itinerario. Dopo la visita alla basilica, imboccate via Verdi e, superato l’omonimo teatro, girate a sinistra in via Ghibellina. Anche se la strada invoca cupi ricordi (era percorsa dai condannati a morte che dal Bargello venivano accompagnati al vecchio Carcere delle Stinche, complesso del XIII secolo su cui nel 1833 è stato edificato proprio il citato Teatro Verdi), conserva interessanti palazzi rinascimentali (Covoni, Borghese, Barboncini), tabernacoli dello stesso periodo e termina col duecentesco Palazzo del Bargello, costruito per ospitare il Capitano del Popolo (prima dell’avvento di Palazzo Vecchio) ma così chiamato quando, nel 1500, vi fu trasferita la sede del Capitano di Giustizia (il “bargello” in linguaggio popolare era lo “sbirro”) con annesse prigioni. Attualmente l’edificio è museo nazionale ed offre splendide opere in pietra e bronzo di Michelangelo, Donatello, Giambologna, Verrocchio, etc.
Davanti al Bargello, su via del Proconsolo, che segue l’antico tracciato delle mura romane (curiosa testimonianza è data da un cerchio d’ottone nel lastrico della strada, perimetro di un’antichissima torre di guardia) potete visitare la splendida chiesa alla Badia fiorentina, originaria del X sec. e che conserva all’interno opere di Filippo Lippi e Mino da Fiesole. Via del Proconsolo è anche sede (all’angolo con Borgo Albizi) del Museo Nazionale di Antropologia ed Etnologia, il più antico d’Italia ed uno dei più ricchi d’Europa con oggetti quotidiani e rituali di popoli asiatici, africani e nativi americani (indiani. Maya, atzechi, etc.) provenienti da fantastici e misteriosi viaggi, come quelli del capitano James Cook.
A questo punto vi invito a riprendere la già citata via del Corso scoprendo un paio di curiosità. Al numero civico 46/R, potete trovare un cancello accostato che delimita l’antico vicolo del Panico. Il nome rimanda alla lotta fratricida all’interno del partito dei Guelfi, tra quelli di parte Nera (capitanati dalla famiglia Donati) e Bianca (dei Cerchi). Ambo queste famiglie vivevano – ahimè – fianco a fianco, combattendosi e sfondandosi letteralmente le abitazioni. Per evitare ciò, fu costruito il vicolo pubblico, sfruttando le corti interne delle antiche case.
Un’altra curiosità? Quasi di fronte al cancello vi è la chiesa di Santa Maria dei Ricci, costruita nel 1500 come gesto riparatore nei confronti della Vergine Maria. Si narra infatti che tal Antonio Rinaldeschi, dopo una notte a giocare a dadi in osteria, perdendo tutto il perdibile, passando ubriaco davanti al tabernacolo della Madonna vi gettò sopra dello sterco bestemmiando. Nella chiesa vi è il tabernacolo originale ed una tavola che narra in immagini l’intera storia.
----- Per mangiare senza essere spennati: per un panino al volo consiglio “I Fratellini” in via de’ Cimatori, il “trippaio” col suo banco in via Dante, il “kebab” sullo slargo di via de’ Benci oppure i vinai-osterie in fondo a via de’ Neri.
----- Per apericene e cocktails: alla moda il “Mojo” (via de’ Benci)
----- Dopo cena: per una birra o un cocktail in compagnia vi consiglio “Kikuja” via de’ Benci, “William Pub” (via Magliabecchi); per fare due salti il “Club 21” (via Cimatori) e il “Twice” (via Verdi).
---- Negozio storico: supermercato d’essai “Pegna” (via dello Studio) con prodotti alimentari e per la casa old style

·         Terzo quadrante (piazza Repubblica, via Por Santa Maria, via Tornabuoni, Santa Maria Novella)
Per quest’ultimo itinerario, un po’ più borghese, partiamo da piazza della Repubblica, il salotto buono di Firenze. Ex piazza del Mercato Vecchio, con varie logge per i commerci (la Loggia del Pesce è stata smontata e rimontata in toto in piazza dei Ciompi!) ed il ghetto ebraico, rasa praticamente al suolo e rifatta ex novo dal Poggi nel 1865, rappresenta il primo fulcro romano della città e la Colonna dell’Abbondanza, eretta nel 1431 all´incrocio tra gli antichi Cardo e Decumano (sormontata da una statua di Donatello prima e del Foggini poi) ancora ne testimonia il ricordo. A proposito della colonna: un tempo vi erano issate due campane, una suonava per i commercianti disonesti messi alla gogna, l’altra indicava l’apertura e chiusura del mercato.
Prendendo via Calimala, con alla sinistra il Palazzo dell’Arte della Lana, potente corporazione attiva nel ‘300 in città, si giunge nell’affascinante piazza del Mercato Nuovo, con l’omonima loggia costruita nel 1500 dal Tasso recante, al centro del pavimento, la cosiddetta “pietra dello scandalo”: mattonella con l’effige della ruota di un Carroccio (simbolo della Repubblica fiorentina) sulla quale veniva issato il gonfalone della città prima di ogni battaglia ed erano puniti i debitori, gettandoli con le nude natiche a terra! Su un lato della loggia vi è anche la curiosa statua in bronzo detta del Porcellino (in realtà un cinghiale), costruita dal Tacca nel ‘600. Tradizione vuole che se una moneta caduta dalla bocca dell’animale (dopo averne strofinato il naso) oltrepassa la grata dell'acqua, ciò porterà fortuna all’avventore! Alle spalle della statua, comincia ad essere visibile lo splendido Palagio di Parte Guelfa, edificio trecentesco al quale collaborarono, chi più chi meno, Brunelleschi, Vasari, Donatello, Della Robbia e che attualmente ospita una fornita emeroteca.
Prendendo via Por Santa Maria, oltre ad uno sguardo ai vari negozi, non dimenticate di scovare le torri degli Amidei, Consorti e soprattutto Baldovinetti, perché là dovrete svoltare a destra in borgo Santi Apostoli. Senza tralasciare un occhio fugace alle strade che incrociate (i “chiassi”, ovvero vicoli, termine probabilmente di origine longobarda) e alla torre degli Acciaioli, vi trovate come d’incanto nell’amena piazza del Limbo (in antichità ospitava un cimitero di bambini morti prima del Battesimo) con Palazzo Borgherini, Palazzo Altoviti, i chiusi Bagni delle Antiche Terme e soprattutto la chiesa dei Santi Apostoli: uno degli edifici religiosi più antichi di Firenze, risalente all’XI sec, anche se un epigrafe ne vorrebbe la fondazione già nell’800 alla presenza addirittura di Carlo Magno.
Proseguendo giungete in piazza Santa Trinita e siete pronti a sostenere l’ultima parte del percorso. Qui potete “acculturarvi” con l’omonima chiesa dell’XI sec dedicata alla Trinità (rifatta poi nel corso del ‘400 dal Buontalenti), la Colonna della Giustizia (donata nel 1560 da papa Pio IV a Cosimo de’ Medici che volle collocarla nel punto in cui aveva appreso la notizia della vittoria sul ribelle Pietro Strozzi), i palazzi Bartolini-Salimbeni, Buondelmonti, Spini-Feroni (che dal 1995 ospita il Museo Ferragamo, con calzature create nella prima parte del ‘900 dal fondatore dell’omonima maison) e la Torre dei Gianfigliazzi.
Via Tornabuoni è la strada dello shopping “very logo”, da pochissimo tempo resa anche pedonale. Che siate interessati o meno alla colonna di negozi monomarca, vi consiglio però una piccola deviazione in via Porta Rossa fino all’adiacente piazza Davanzati, con la torre dei Foresi e soprattutto l’imponente omonimo palazzo trecentesco che reca impresso sulla facciata il donatelliano leone rampante in pietra, stemma dell’ultima grande famiglia che quivi abitò. Attualmente l’edificio ospita il Museo della Casa Fiorentina Antica, arredato con mobili, utensili, arazzi e opere d´arte del Medioevo e Rinascimento.
Da qui, imboccate via Sassetti dove, all’angolo con via Vecchietti, potrete trovare sopra i vostri occhi il curioso diavoletto bronzeo del Giambologna. Leggenda vuole che nel 1245, durante una predica di San Pietro Martire, apparve Satana sotto le sembianze di un cavallo nero imbizzarrito. Il frate fece subito il segno della croce di fronte all’animale che proprio in questo punto si fermò e scomparve, lasciandosi dietro una purulenta scia di zolfo.
Ma bando alle ciance: a un tiro di schioppo siete finalmente in piazza Strozzi, con l’omonimo palazzo commissionato dalla potente famiglia tra il ‘400 e il ‘500 a Benedetto da Maiano prima e Baccio d‘Agnolo poi, che attualmente ospita il Gabinetto G.P.Vieusseux (associazione letteraria e scientifica fondata nel 1819 dall’omonimo editore e creatore della famosa “Antologia”), Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Istituto Italiano di Scienze e la Fondazione Palazzo Strozzi che organizza mostre ed eventi. Una curiosità sulla piazza: in epoca antica era usata per la vendita di generi alimentari, cosa che lasciava evidentemente molta sporcizia, tanto che una targa del 1762, tuttora presente, vieta il commercio di cocomeri e frutta!
Tornando su via Tornabuoni, per terminare il nostro itinerario in piazza Santa Maria Novella, vi sono concesse due possibilità: la prima, imboccare la dirimpettaia via della Spada dove, in piazza San Pancrazio, potete eventualmente visitare il Museo Marino Marini, dedicato al grande scultore del ‘900 e posizionato all’interno di una ex chiesa di origine paleocristiana; in alternativa, potete proseguire lungo via Tornabuoni fino a piazza Antinori. In questo caso, non disdegnate l’omonimo palazzo rinascimentale di Giuliano da Maiano (al piano terra ospita una graziosa enoteca con i prodotti dei vigneti di famiglia) e la chiesa di San Gaetano, raro esempio di barocco fiorentino, con una scalinata d’accesso ed uno stemma della famiglia Medici sormontato dalla corona granducale (titolo istituito nel 1569 da papa Pio V, appositamente per Cosimo I de’ Medici, che si frapponeva di diritto fra il ruolo di Principe e quello di Duca).
La fine del nostro itinerario è in piazza Santa Maria Novella, col Palazzo Pitti-Brocardi, i vari obelischi (la parte in marmo è dell’Ammannati, il bronzo del Giambologna) fatti innalzare nel ‘600 per il Palio dei Cocchi, l’Ospedale San Paolo con l’imponente portico del Brunelleschi (nacque nel 1200 come ricovero per i pellegrini, per poi trasformarsi in vero e proprio ospedale per i fiorentini, poi scuola ed oggi ospita il Museo Nazionale Alinari della Fotografia) e naturalmente la chiesa che dà il nome alla piazza: “Novella” perché prese il posto, nel 1300, di un’altra basilica. Tra un progetto dell’Alberti ed uno del Vasari, è ricca al suo interno di opere del Botticelli, Masaccio, Brunelleschi, Ghirlandaio, Lippi, Ghiberti, Poliziano, etc. Visitabile il cimitero interno, gli “avelli” (nicchie sepolcrali non interrate, da cui il detto “puzzare come un avello”!) ed ovviamente lo splendido Museo di Santa Maria Novella, composto da cappelle magnificamente affrescate e dai chiostri Verde, Grande e quello dei Morti (attualmente osservabile solo da una finestra dell’APT in piazza Stazione).

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